I disturbi del comportamento alimentare
Circa due milioni di giovani in Italia soffrono di disturbi alimentari (DA) con una prevalenza di soggetti femminili, quasi il 96%, anche se negli ultimi anni si ha avuto un incremento anche nei soggetti maschili.
Su 100 adolescenti circa 10 ne soffrono; di questi 1-2 presentano forme conclamate e più gravi come l’Anoressia e la Bulimia mentre gli altri hanno manifestazioni cliniche transitorie. Non mancano tuttavia insorgenze anche in età adulta.
I principali disturbi del comportamento alimentare sono l’Anoressia Nervosa, la Bulimia e il Disturbo da Alimentazione Incontrollata (Binge Eating Disorder). Si manifestano prevalentemente in età adolescenziale, tra i 15 e i 19 anni, ma l’età di esordio tende ad abbassarsi sempre di più e non di rado coinvolge anche preadolescenti e bambini.
I disturbi del comportamento alimentare – se non trattati precocemente ed adeguatamente – tendono a diventare cronici, con frequenti ricadute, se non trattati adeguatamente e, quando indicato, ricorrendo anche al percorso residenziale con un approccio multidisciplinare che coinvolga vari professionisti. E’ quindi indispensabile attuare interventi precoci con un approccio multidimensionale, interdisciplinare, multiprofessionale integrato, che garantisca il mantenimento della continuità terapeutica ed il trattamento personalizzato in un contesto residenziale, coniugando competenze mediche, educative, cliniche riabilitative con percorsi integrati risocializzanti, formativi ed al fine di favorire, nel periodo di permanenza, motivazioni personali e professionali indispensabili per un progetto di vita fortemente connesso a quello di cura.
Di fondamentale importanza, oltre alla motivazione personale e a un contesto di cura favorevole, è anche il supporto delle famiglie.
L’anoressia nervosa è la terza “malattia cronica” più comune nei giovani, con un’incidenza ogni anno di almeno 8 nuovi casi per centomila persone tra le donne, mentre per gli uomini è compresa tra lo 0,02 e l’1,4. Pazienti con anoressia fra i 15 ed i 24 anni hanno un rischio di mortalità 10 volte superiore a quello dei coetanei.
Si ritiene che, come accade anche per la bulimia, sia associata alla difficoltà nel passaggio dall’infanzia alla vita adulta, scatenate dai cambiamenti fisici e ormonali che caratterizzano la pubertà. Anche i fattori genetici e ambientali giocano un ruolo determinante, trasformando la preoccupazione per l’aspetto fisico in una vera e propria “ossessione”.
Spesso l’anoressia nervosa inizia con una semplice dieta ma il raggiungimento del peso considerato “ideale”, e con esso la percezione del proprio corpo, non viene mai raggiunto.Chi soffre di anoressia non è mai soddisfatto dei risultati ed ha una dispercezione del proprio aspetto fisico. Tale dinamica assume la connotazione di un perfezionismo clinico, in cui la persona tende a un’ideale che non verrà mai raggiunto. A tutt’oggi il 50% dei soggetti anoressici manifesta sintomi anche bulimici.
La Bulimia è un disturbo caratterizzato da ricorrenti abbuffate e da successivi tentativi di eliminare il cibo ingerito, spesso attraverso il vomito autoindotto. Ha un incidenza annuale di 12 nuovi casi per centomila persone tra le donne e 0,8 tra gli uomini.
Come per l’anoressia il comportamento bulimico nasce da un’eccessiva attenzione verso il proprio corpo ma, a differenza di chi soffre di anoressia – che trae forza ed autostima dal poter controllare il senso di sazietà – nei bulimici il senso di fame ed il desiderio di cibo non sono sempre controllabili.
Dopo le abbuffate sorgono infatti sensi di colpa, dai quali nascono poi i comportamenti “compensatori”: vomito, uso di diuretici o lassativi, eccessiva attività fisica.
Il Disturbo da alimentazione incontrollata è caratterizzato da ricorrenti abbuffate (binge eating) ma, a differenza della bulimia, chi ne soffre non mette in atto comportamenti di compensazione o eliminazione del cibo ingerito in eccesso.
Normalmente chi soffre di questo disturbo mangia regolarmente durante i pasti principali, ma durante la giornata assume quantità di cibo in modo incontrollato senza riuscire a fermarsi. A questo “abbuffate” succedono spesso periodi di dieta restrittiva, con conseguenze importanti sul metabolismo. Associato a questo disturbo è un costante senso di colpa e di vergogna per non aver potuto controllare la quantità di cibo ingerito, spesso di nascosto.
È inoltre un disturbo correlato all’obesità, tanto che il 30% dei pazienti obesi che richiedono una cura ne è affetto.